Convento di Montefiascone
Montefiascone (VT) è una cittadina dell’alta Tuscia, costruita sul ciglio di un cratere a 639 metri di altitudine. Dalla Rocca lo sguardo spazia dagli Appennini all’Argentario e all’isola del Giglio; dal monte Amiata al Cimino, dal Cetona alla valle del Tevere. Si specchia nel sottostante lago di Bolsena, abbellito dalle due isole e circondato dai paesi rivieraschi.
E’ un centro turistico, frequentato soprattutto da tedeschi, attirati dalla bellezza del luogo e dalla legenda del loro connazionale (Deuc o Defuk), rievocata ogni anno in agosto durante la tradizionale fiera dell’ottimo vino Est, Est, Est.
Qui passò anche san Francesco d’Assisi nel 1222 e vi lasciò frate Morico, che si rifugiò nel luogo dove successivamente fu costruito il convento di san Francesco (attuale ospedale). I francescani furono costretti ad abbandonarlo nel 1874 dalle leggi di soppressione dello stato italiano.
Nel 1556 il Comune affidò ai francescani “zoccolanti” il santuario di Montedoro, sulla via Verentana, che abbandonarono nel 1574.
Il 5 maggio 1568 la Signora Armellina aveva donato ai cappuccini una casetta nella città di Montefiascone. Ma con l’andare degli anni il luogo si rivelò troppo angusto e la Comunità di Montefiascone s’incaricò di costruire per i cappuccini un convento in contrada Tartarola. La nuova costruzione fu benedetta il 4 febbraio 1580. Allora essi lasciarono definitivamente il convento dell’Isola Bisentina e si trasferirono, con tutte le loro masserizie, nel nuovo convento appena fuori della città.
Nella peste del 1657-58 quattro cappuccini morirono nell’assistenza agli appestati in paese e nel circondario del lago. Di nuovo furono volontariamente in prima linea nell’assistenza ai colpiti dall’epidemia nel 1761: in quella circostanza fr. Felice da Montefiascone (Zampetta Giuseppe) scrisse un libriccino di norme igienico-sanitarie come istruzioni per assistere i malati, dato che non si trovava più chi li assistesse. Nel 1884 il sindaco Mauri, a nome della Giunta, chiese ai cappuccini che si tenessero pronti per assistere i malati in previsione di una eventuale epidemia, perché non si trovava chi potesse farlo. Nel 1916-’17 nel convento fu stabilito il Lazzaretto e vi furono ricoverati 16 malati di meningite.
Eppure i cappuccini, durante la soppressione voluta dal governo italiano, furono cacciati dal convento. Alcuni vennero ospitati da qualche famiglia in paese, altri si rifugiarono nella frazione di Zepponami e costruirono la chiesa della Madonna del Giglio e, intorno, il piccolo convento (1873).
Il convento di via Tartarola fu messo all’asta e ricomprato nel 1892. L’ultima guerra ha veduto il convento pieno di gente, di tedeschi e di americani. La profonda cantina del convento fu rifugio sicuro ed ospitale per tante famiglie durante i bombardamenti. Il 26 maggio 1944, alle ore 7,10, alcune bombe caddero nell’orto del convento, ma senza provocare danni alle persone. Il convento era diventato non solo rifugio, ma anche luogo di raccolta di viveri e vestiario che in quelle circostanze era possibile reperire.
Nel corso dei secoli, 31 cittadini di Montefiascone sono divenuti cappuccini. Uno di questi, fr. Felice (Mengarani Giannantonio) è “servo di Dio”, morto in fama di santità nel 1828. Molti ricordano ancora il “cavadenti” fra Lorenzo e, in particolare, p. Bernardo Fioretti, professore di lettere classiche nelle scuole statali, morto nel 1980.
Per molti anni vi è stato il seminario per i ragazzi aspiranti alla vita dei cappuccini, nel 1981 vi si trasportò provvisoriamente il liceo scientifico e altre scuole superiori. Ora è casa di accoglienza rivolta soprattutto a gruppi giovanili. o a chi desidera fare l’esperienza di una vita semplice senza particolari agiatezze, se non l’essenziale, in un luogo carico di storia francescano-cappuccina.
La struttura ha una capacità di circa 100 posti letto in camere e in camerate con letti a castello.
Per informazioni rivolgersi a P. Gianfranco Palmisani, cell. 335.354799; Signora Edy cell. 347.5900953.
Montefiascone offre la possibilità di escursioni di carattere storico e religioso a Viterbo, Bolsena, Bagnoregio, Civita di Bagnoregio, Tuscania e Orvieto, località che distano circa 20/25 Km dal convento, dal quale si può godere un panorama vastissimo e vario, specialmente al tramonto, quando il sole si specchia sul lago sottostante e scompare nel mare Tirreno.
Per saperne di più:
Rinaldo Cordovani, I Cappuccini a Montefiascone., Centro di Iniziative Culturali – Montefiascone, 1982, 119pp.
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Rinaldo Cordovani
Frate Lorenzo
Fra Lorenzo (il nome di battesimo è Fabrizi Vincenzo) è nato a Bagnaia (VT) il 27 maggio 1845. Fu per molti anni nel convento dei cappuccini a Montefiascone. Il 21 novembre 1929 era stato trasferito nel convent-infermeria di Palestrina (Roma) per garvi motivi di salute.
Tornò a Montefiascone il 23 maggio 1931. In questa occasione fu composta la poesia, nella quale si dice che il Padre Eterno lo rispedì in terra per tornare a Montefiascone a cavare denti: “Tornate al mondo, cavator di denti!”.
Infatti, in quegli anni frate Lorenzo, come molti altri fratelli cappuccini in altri paesi, estraevano i denti alla povera gente, che non aveva i soldi per andare dal dentista. La tecnica consisteva nell’afferrare il dente malato con una specie di tenaglia, uno schiaffo o un pugno improvviso in testa, estrazione contemporanea del dente, risciacquo con aceto. Di solito il rito si chiudeva con una preghiera.
La poesia che riproduco è stata stampata dalla Tipografia Apolloni di Montefiascone su foglio tipo manifesto. Frate Lorenzo stesso vi fece scrivere dopo l’ultimo verso: Ai miei benefattori. Pace e bene con la benedizione di San Francesco. Fu un grande successo.
L’autore, secondo testimoni orali che ricordano a memoria la poesia, è Camicia Felice, molinaro.
R.Cordovani
Ai miei benefattori Pace e Bene con
la Benedizione di San Francesco.
1
Fra Lorenzo è un frate cappuccino
Dal volto allegro e dalla barba bianca,
Ottant'anni ha sul dorso e da vicino
Nol mostra no, perché ha la voce franca;
Cammina pel paese tutto il giorno,
E alla sera al convento fa ritorno.
2
Questa vita è non poco affaticata
Ché porta sulle spalle la sacchetta,
L'elemosina chiede, e una passata
Fa per le case ed ha qualche cosetta.
Quando la sacca è piena d'alimento
Pian piano fa ritorno al suo convento.
3
Questo frate è da tutti benveduto,
Perché spira fiducia in ogni azione,
Molto stimato egli è, ben conosciuto
Dalle famiglie di Montefiascone,
E quando in una casa si presenta
Ad aver l'elemosina non stenta.
4
Adunque questo frate mi narrava
Un aneddoto strano di sua vita,
E mi colpì talmente, e m'animava
Narrare il fatto. Mia musa sopita
Dal suo letargo si svegliò repente,
Ispirandomi versi prontamente.
5
Egli disse così: Caddi malato
E il male diventò si crudo e forte
Che di guarir fui quasi ,disperato,
E dell'eternità battei le porte,
Il mio malanno poi s'accrebbe tanto,
Che mi venne impartito l'olio santo.
6
Per la città si sparse allor la nuova
Che dritto era andato all'altro mondo,
E questa diceria ebbe la prova,
E fu creduta proprio fino al fondo
Per non vedermi andar di porta in porta
Girare nel paese con la sporta.
7
Ma il male che pareva irrimediabile
Fece il suo corso sempre migliorando,
E per la cura assidua ed instancabile
Che tutti mi venivan prodigando,
Ben presto dal pericolo scampato
Vivere sano ancor mi fu donato.
8
Fu lunga invero la convalescenza;
Mi durò molto pur la debolezza
Ma soffrii tutto quanto con pazienza
Guarigione accettai con allegrezza
Perché fui in grado di poter andare
Per la città di nuovo a questuare.
9
In un giorno però m'accadde bella.
Mentre ero uscito poco dal convento I
o battea de' campi una stradella
Ed a guardare torno torno intento
Due contadini mi si fero innanti
Rimirandomi fissi e titubanti.
10
Fra Lorenzo!!! Esclamar meravigliati
Fra Lorenzo? son io senza paura,
Non credete che sia tra i trapassati
Ripresi subito io con gran premura,
Toccai del cielo l'eternali porte,
Ma risparmiato fui da vera morte.
11
Condotto fui dinanzi al Patre Eterno
Estatico rimasi a tal splendore
A tanta gloria ed al fulgor superno
Pervasa ebbi di gioia mente e cuore
Innanzi a tanta maestà prostrato
Umile attesi d'esser giudicato.
12
Mi domandò che cosa mai nel mondo
Avessi fatto in tutta la mia vita,
Ed io prostrato al sommo Iddio rispondo
D'aver cercato di recare aita
A chi avea bisogno e far del bene
E alleviare ai mortali e affanni e pene.
13
E poi??? Poi ho portato in vita mia
Grande aiuto all'umanità dolente,
Quando straziata urlava, e in ver soffria
F prontamente le cavava il dente
Così sanati dal duol per mezzo mio
Grazie e benedizion rendeano a Dio.
14
Domandò infin se qui in Montefiascone
Vi fosser altri a tal mestiere adatti,
E risposi che a tale operazione
Unico io era e lo provai con fatti,
Ordinò allora Iddio: Immantinente
Tornate al mondo, o cavator del dente!.
Info: Convento Cappuccini - Via Veientana, Località:
Tartarola - Montefiascone
Tel. e fax 0761820340 - Casa di accoglienza
Convento di Montefiascone
dal libro "Itinerari Cappuccini della Tuscia"
a cura di Rinaldo Cordovani
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